lunedì 6 maggio 2013

Stregatto Randagio (5) - un racconto di Nexus

Dopo l'impennata di visite dell'ultimo mese, riprendo la pubblicazione del racconto a puntate sulla mia estate da artista di strada. O la va o la spacca o come va di moda dire oggi: All in!


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Voltolarsi fra lenzuola prive di senso. Era ostaggio di una calura violenta, quando le prime luci dell'alba invasero la stanza rendendo la lotta fra Morfeo e Apollo al limite della sopportazione. 
Il sonno lo colse, 
improvviso. 

***

07/08/2012 - Pescara

Quarto giorno di permanenza in via Cetteo Ciglia. Attendo il corriere scrutando il formicaio di vie e palazzine che si ramifica sotto oltre il terrazzo. Mille biglietti da visita col disegno dello stregatto di Jhon Tenniel, l'illustratore della prima edizione di Alice nel paese delle meraviglie. Che cazzo mi è saltato in mente? L'ho visto sbucarae dalla Tiburtina, poi nulla. Devo partire. Che cazzo! In questi giorni con Cima, Eka e Fiamma sono statto da paura ma gli street show sono un po' magri (30 € a sera x 2 sere). Sradicarsi da Pescara, scivolare a San Benedetto (supponendo di rimediare un alloggio) o direttamente a Senigallia, dove Frigo mi attende a porte aperte (sempre supponendo). In ogni caso finchè non arriva il corriere: io non mi muovo.


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08/08/2012 - Ascoli Piceno

Total score: 90€!


Ieri ho visto un documentario su DMAX (canale di punta per self-made-machos) dove il tizio esplorava le lande ghiacciate del Canada a bordo di una slitta trainata da una muta di cani. Ad un certo punto il tipo molla spontaneamente gli ormeggi e il branco sparisce all'orizzonte in un fraseggio di corde scomposte. Ecco una bella immagine di ciò che sto tentando di fare: esplorare per poi sganciare la slitta, avvicinarsi al vuoto della méta per poi lasciarsi trasportare dalla corrente opposta; riemergere quel tanto che basta per una boccheggiata estemporanea ed immergersi nuovamente nell'abisso del freestyle.

Ieri ho lasciato Pescara, nonostante le pressioni della nuova ballotta (Cima, Eka, Wally, Maria, Fiamma, Rico) a restare. Qui nel “piceno” ho rincontrato il savoir faire di Annalisa. Questa mattina però mi sono svegliato con l'abbraccio ruvido di una contrattura alla schiena (in gergo, lombare dx). Spero davvero sia solo un effetto collaterale del letto in doghe sgangherate su cui ho dormio, anche se la quantità di verticali e death man che ho sparato ieri sera mi lascia pensare ad altro.

Mèta di oggi: Senigallia. Ad ospitarmi c'è Frigo ma conto di incontrare anche mio fratello, eccezionalmente migrato nel confine marco-emiliano in occasione del Jamboree Festival. Farà il barman durante un megafestone in spiaggia. A quanto pare l'evento ha raggiunto una caratura internazionale e attira giovani da tutta europa, mettendo in scacco la cittadina marchigiana per circa una settimana. Turismo selvaggio e alcool: un'arma a doppio taglio per il successo del mio show.

Un uomo ieri mi ha invitato ad alzare il volume del 20%. “Ne vbale la pena” - ha detto. Così con Frigo, esperto smanettone musicale – cercherò di alzare e smussare un po' la base. Togliere circa un minuto di show non sarebbe malvagio. Il piacere di ridefinirsi, giorno per giorno.

L'unico rammarico è per Laura, inchiodata ad uno stage teatrale a Venezia che ha tutta l'aria della solita “truffa didattica” organizzata da un grande ente (in questo caso la Biennale) per far vedere che anche nell'Olimpo si continua a studiare e insegnare. Il vate del teatro italiano di turno, si limita a delle comparsate sporadiche, mentre da programma avrebbe dovuto condurre l'intero lab. Il morale è basso e passare la notte a casa della mie ex-ragazza non ha certo aiutato a rialzarlo. 
Confido nel potere del Grande Altro e nella maturità di Laura.
Keep on rollin'!

PS: ieri un sedicente mangiafuoco ha reclamata lo spiazzo in cui mi ero posizionato. Ci siamo alternati ma il suo show durava 3 volte il mio. Se n'è andato senza salutare. Lezione imparata ;-)

PPS: total score delle ultime 2 sere a Pescara: 30€ + 30€. Daje! 


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.3

Quel giorno, il giorno qualunque in cui ebbe l'idea di partire, s'immaginò finalmente disteso sulle rive ombrose d'un ruscello ad esplorare importanti fondali epistemologici. In quel momento indossava un pigiama blu navy, tempestato di piselli e baccelli verdi. Laura ne immortalò la foggia con una foto, ma egli non se ne curò: il suo ego, sfinito dopo una remunerativa giornata di show, di li a poco avrebbe fissato le stelle in riva al mare, coniando nuovi statuti ontologici. In cima ad una scogliera, alle pendici d'una fortezza aragonese, persino in alto mare, piatto: autoscatti d'una pellicola ancora bianca.

Questi sarebbero stati i locus amenus preferiti dal pensatore, dall'artista pensatore, dall'artista pensatore che aveva deciso di bandire il feticcio fotografico e trasporlo in cogito. Se gli avessero chiesto dove avrebbe cullato ed infine partorito le sue geniali idee da realizzare per la stagione ventura, avrebbe invocato un luogo vasto ma riservato, dalle tinte pastello o dai contrasti psichedelici, imbevuto di quell'atmosfera di pace creativa difficilmente replicabile nella tracontante metropoli. I momenti filosofici del tour. Correndo col corpo avrebbe planato con la mente e da quella prospettiva inedita avrebbero volteggiato stupefacenti nuovi concetti. Sì, perché il suo pensiero non era “creativo”, bensì divergente. Primo perché nessuno creava da zero, secondo perché la creazione era un atto che esigeva un riscontro altrui, il quale, per la sua natura prettamente fantasmatica, era irraggiungibile e generava di rimando uno scarto incolmabile fra il creatore e il creato. Tutt'altro era divergere. Divergere significava irridere alla creazione ponendosi nel punto di vista dello scarto e fuggire da ogni rapporto di legge, dal fantasma dell'orginalità [...] Questo almeno in linea teorica. Nella pratica, soffriva di un morbo creazionista che fin dall'infanzia lo aveva costretto a porsi al di sopra di taluni o sottomettersi ad altri, feticizzare con cose e persone, fino a subire il transfert universale circa la morte e resurrezione di Gesù Cristo, per diversi anni.

Ma i cristiani non pregavano a quel modo. Si genuflesse a terra ed incurvò la schiena sino a baciare il pavimento con la fronte. Ritte, le braccia avanti a sè. Inspirare, espirare. Così pregavano i musulmani, nonostante per lui non si trattasse di un atto di preghiera. Si sentiva in pace. Il mattonato marrone del salone di Annalisa era la superficie più gentile degli ultimi quattro giorni, escludendo persino il parquet della casa pescarese, trincerato dagli acari scampati al rastrellamento del primo giorno. Inspirava, lasciando decantare le vertebre. Curvava la schiena, arrendeva le braccia e si piegava in avanti facendo perno sulle spalle: espirava, e quel dolore amaro tornava. Così, tutto da capo. Ispirare, espirare, inspirare. Intorno a lui spariva la parete degli intellettuali (fra cui molte copie di Pasolini e un autore orientale di cui non ricordò il nome), l'effige pacchiana di una gara d'ipHop assai importante, il mobile anticato, lo stendino coi quattro cenci umidicci - pum! - le nuvole verdastre d'una giornata d'agosto ascolano.

Restava il respiro e la voce. Quella dello scrittore Wu Ming 1 che leggeva uno stralcio di Volodja e poi quella di Francesco Philopat sul G8 di Genova. “Io ero tutto questo perchè Genova è stato tutto questo!”. Ero la mia vertebra, ero Volodja, il fantasma di Majakovskij che appare ai compagni di Mirafiori. Sbloccò il dispositivo acustico, controllò il minutaggio. Inspirare, espirare: inspiro. Erano poco più delle due del pomeriggio. La cassa amplificata faceva gli straordinari ma ne valeva la pena -  pensò. L'ultima goccia del secondo caffè del mattino giaceva cianotica sul fondo della tazza. Di là, in cucina, presto sarebbe andato in scena un pranzo frugale: pasta, pomodorini, qualche fetta di melone e prosciutto in vaschetta. Il terzo caffè, e via verso la stazione di San Benedetto, non prima di aver abbandonato il secondo Stregatto fra il bordo della specchiera. La prima cosa che Annalisa avrebbe voluto fare era schiantarsi sul letto, e invece, con i pezzi  di prosciutto che le gozzovigliavano nello stomaco, tutt'al più rischiava di schiantarsi sulla statale. Ospitalità, ohi grazie, di niente, buonanotte!


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