mercoledì 18 marzo 2009

W a t c h m e n


"Il comico è morto” –L’irriverenza del supereroe di fronte ai mali della società è ormai un ricordo, un’istantanea. Watchmen si sfoglia più come un album fotografico piuttosto che come il fumetto di Alan Moore. La misteriosa uccisione di un supereroe innesca la reazione dei suoi ex-compagni di lotta, ora divisi fra clandestinità e servizio statale.

E’ l’occhio fotografico degli snapshot scattati ai protagonisti che attesta la verosimiglianza di una storia americana popolata di vigilanti mascherati, ma che irrimediabilmente guarda al passato. Un passato vergognoso, decifrabile solo attraverso il flusso di ricordi innescato proprio dalle foto. Il presente è una scolatura che solca le rughe dei volti in primo piano, bagnando indistintamente giusti e ingiusti, come la pioggia incessante della prima parte.

Coccolati da una colonna sonora retrò e ormai disillusi, gli eroi si ri-specchiano in due dimensioni: quella dell’estrema razionalità, del plausibile, dell’efficacia e quella dell’estrema animalità, del compromesso-zero, dell’erotismo. Dr. Manhattan, Veidt e il Comico da un lato; Il Gufo, Rorschach e Spettro di Seta dall’altro. Per salvare l’umanità non basta guardare, occorre guardarsi.

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